L’idea di costituire un Istituto Nazionale di Architettura è emersa nel seno della sezione italiana dell’Unione Internazionale degli Architetti. Non è un caso. Per i suoi compiti, la nostra sezione UIA è venuta a contatto con le organizzazioni di architettura di molti -paesi, ha visto come funzionano, ne ha analizzato la struttura. L’idea di un Istituto Nazionale di Architettura è sorta quasi spontaneamente. Dagli Stati Uniti all’Australia, dall’Inghilterra al Brasile, dalla Svizzera all’Argentina, ovunque nel mondo esistono Istituti di Architettura, alcuni fortissimi, altri meno, tutti operanti. Soltanto l’Italia non ha un organismo del genere, una casa dove coloro che producono l’architettura si ritrovano, concordano il loro lavoro, dibattono problemi, predispongono strategie per incidere, negli orientamenti della classe dirigente, nella vita del paese, nell’opinione pubblica. Questo vuoto è stato parzialmente colmato ora dall’Associazione fra i Cultori di Architettura, ora da un’Associazione Architetti, in qualche regione da un Collegio, spesso da enti di carattere professionale che hanno aggiunto alle loro già onerose funzioni alcune attività culturali. La stessa UIA, organizzando due convegni, si è assunta un carico che, all’estero, grava sugli Istituti Nazionali di Architettura. Tale è la situazione: un contesto di ottime intenzioni, un’incessante serie di iniziative che hanno vita breve e momentaneo successo. Nulla di istituzionalizzato, quindi nulla di solido, nessuna garanzia di continuità.
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